Simbolo Taoismo: Significato e approfondimenti

Simbolo Taoismo, in questa guida troviamo

INTRO – SIMBOLO TAOISMO

IL TAOISMO

LAO TZE E IL TAO TE CHING

I PRINCIPI TAOISTI

SIMBOLO TAOISMO

INTRO – IL TAIJITU ( SIMBOLO TAOISMO)

Una premessa: non è il simbolo del Tao

Questo simbolo, certamente tra i più i famosi tra quelli orientali non si riferisce direttamente al Tao come comunamente molti pensano. Questo perché, da un lato vi è una superficiale conoscenza del Taoismo, giustificata ampiamente dall’essere considerata come una filosofia-religione di nicchia lontana dalle tre religioni monoteistiche, e dall’altro dall’essere stato sovrastato dal Buddhismo e dal Confucianesimo che hanno conosciuto ben altro sviluppo. Ma è vero che ne costituisce la sua articolazione attraverso la quale tutto si genera, come vedremo, e se serve a richiamare efficacemente l’attenzione sul tema ben venga anche un segno che fa parte a pieno titolo del simbolismo taoista.

Il Taoismo

Per poter descrivere il taijitsu è necessario partire dai fondamenti del Taoismo come tradizione filosofica e religiosa che si può considerare la fonte di tutte le religioni in Cina. Il Taoismo, al pari del Confucianesimo, venne conosciuto dai missionari Gesuiti, che furono i primi ad entrare a contatto con questa religione intorno alla metà del 1500, portandola successivamente a conoscenza del mondo occidentale, nel quale dopo un lungo periodo di oblio causato dall’affermarci del Confucianesimo è tornato prepotentemente in auge dopo la metà del secolo scorso. Al Taoismo siamo debitori anche perché come in un crogiolo alchemico, fondendosi con il Buddhismo ha dato origine al Buddhismo Chan, ovvero lo Zen giapponese, mirabile punto d’incontro delle due tradizioni.

Vi è un Taoismo filosofico, su cui ci concentreremo, e vi è un Taoismo religioso per cui la vita è il risultato di un amalgama tra corpo (xing) e spiriti vitali (shen). Come, per concisione, sorvoleremo sulle molteplici teorie ermetiche, esoteriche e alchemiche che avevano come obiettivo l’immortalità, o per meglio dire un vivere lungamente nel Tao, perseguita dal praticante taoista come risultato dell’unione delle due forme jin e jang di cui parleremo a seguire: quello che poteva avvenire in natura era lecito ricercarlo anche nella propria interiorità.

Non certo per ultima, va sottolineata l’influenza che ha avuto il taoismo nella cultura cinese, come espressività artistica e perfezione estetica, si pensi solo alla poesia, alla calligrafia, alla pittura, alla musica e all’arte dei giardini.

Lao Tze e il Tao Te Ching – Simbolo Taoismo

Quando si parla di Taoismo non si può fare a meno di iniziare dal colui che ne è considerato il fondatore, Lao Tze, personaggio leggendario (sulla cui autenticità ancora si discute), che nel Tao Te Ching, ovvero la Via della Verità e della Virtù, ha condensato in cinquemila caratteri, scritti in versi e svolti in 81 brevi capitoli, la summa delle fondamentali intuizioni e convinzioni del pensiero taoista. Un testo enigmatico, ricco di metafore e di provocazioni per l’intelletto del lettore, dalle vette di pensiero metafisico uniche, improntato prevalentemente sull’arte del buon governo che si riflette sul governare sé stessi. Quello che si può tranquillamente dire è che nessun pensatore è riuscito ad incidere così profondamente nella cultura di un popolo con così poche righe come Lao Tze. Un testo quindi complesso e di difficile interpretazione che non a caso è stato oggetto di migliaia di versioni, secondo solo alla Bibbia ebraica. A questo proposito una bella riflessione del grande sinologo francese Henry Michaux in relazione all’unicità di Lao Tze, recita: “Lao Tze vi lancia una grossa pietra e poi se ne va. Dopo un po’ ve ne lancia un’altra e se ne va di nuovo. Tutte queste pietre, per quanto dure, sono in realtà dei frutti, ma naturalmente il vecchio saggio burbero non li pelerà per voi”.

Il canone taoista che mette insieme circa 1500 testi pone al suo vertice i tre classici, appunto il Tao Te Ching, il Chuang Tzu dell’omonimo autore, steso con uno stile più narrativo e mistico, e il Lieh Tzu, il libro del vuoto perfetto, di incerta attribuzione e dal carattere decisamente più pragmatico: entrambi i testi certamente non sono da meno, specie il primo, offrendo una visione diversa e complementare, indispensabili per farsi un’idea più completa del Taoismo.

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I principi taoisti: il mutamento, il wu wei, il Tao e il vuoto

Nel Taoismo alcuni concetti reggono l’intera impalcatura di pensiero di questa tradizione.

Al centro del pensiero taoista vi è il concetto di mutamento. Accettarlo significa ordinarsi secondo la Via, in modo spontaneo, naturale, seguendo il corso delle cose.

Così il saggio taoista vive isolato, distaccato dal mondo, in armonia con la natura e il suo flusso, e si abbandona quieto alla Grande Madre per nutrirsi di essa.

Insegnando senza parole egli incarna il principio del wu wei, dell’agire senza agire, altro concetto cardine del Taoismo, non imprimendo alle cose uno stato forzoso ma lasciando andare, non contendendo. Libero, agendo secondo la legge naturale e non secondo la legge degli uomini, si lascia scorrere come il flusso dell’acqua. Quest’ultima è infatti la metafora formidabilmente più semplice (e forse un po’ scontata) della Via, tenera, dolce, e tuttavia implacabile quando si tratta di frantumare gli oggetti più duri.

Un saggio lontanissimo dai riti, dalle etichette e dalle convenzioni sociali, che insegnava senza parlare.  Da qui l’antitesi con il Confucianesimo che intendeva normare i rapporti umani, sotto l’ottica della benevolenza e della giustizia, (e fu il suo successo nella Cina di allora inalterato fino ad oggi). Se volessimo confrontare lapidariamente le due tradizioni potremmo dire che il Taoismo vuole regolare i rapporti tra l’uomo e il Cosmo, mentre il Confucianesimo intende regolare i rapporti tra l’uomo e la comunità umana.

Intorno al concetto di Tao possiamo dire che “Tao” non è un nome personale di qualche cosa di definito bensì un appellativo della Via, una specie di nome fittizio della Via che a sua volta non è definibile. Esso è il Principio Primo per sua natura indefinibile e inafferrabile. Quindi Tao e Via si richiamano allo stesso significato. Già Lao Tze nelle prime righe del libro sostiene che: “Il Tao che può essere detto non è l’eterno Tao”, avvertendo che chi lo vuole identificarlo o incasellarlo è già fuori strada.La Via ha la semplicità del senza nome (wuming) e del senza forma (wuxing). Lo stesso autore, non potendola definire la chiama “Grande”, intesa come procedere, allontanarsi e tornare al proprio contrario. Una sorta di Madre di tutto ciò che vi è sotto il Cielo, vera origine dell’Universo. È altresì il vuoto supremo o Non Essere (wu), il “privo di limiti”: e da ciò ne consegue l’importanza imprescindibile che il Taoismo dà al concetto di “vuoto” che per noi può sembrare astratto ma è all’origine di ogni mutamento, generatore di vita.

Le emanazioni nel processo di sviluppo della realtà

Nello schema cosmologico del Taoismo il vuoto è una sorta di stato di fusione, è il non essere che genera l’essere: così dal vuoto si manifesta l’Essere (you) che diviene Unità: questa sua prima determinazione costituisce “L’Uno Supremo” (tayri) ovvero il Supremo Assoluto. Muovendo dall’Uno Supremo si determinano i poli jang e jin, i due poli che costituiscono le due facce del principio unico dell’Uno Supremo. Dallo jin e dallo jang si generano i diecimila esseri, un’espressione cinese che indica la totalità degli esseri. L’uomo termine intermedio delle tre potenze, nell’ordine Cielo, Uomo e Terra, è considerato come un mediatore cosmico sotto forma del re (wang). Il re simbolicamente ha il compito di unire Cielo e Terra, tant’è che la forma grafica del suo carattere conferma la perfezione del suo ruolo.

Lo jin e lo jang (Simbolo Taoismo)

Nell’altrettanto famoso e criptico Libro dei Mutamenti, ovvero l’“I Ching” si legge: “un aspetto jin, un aspetto jang, questo è il Tao”, a ribadire che il Tao è anche questo; ed in effetti il termine “taijitu” vuol dire lo schema della grande e totale trasformazione. Agli occhi di un occidentale (e non solo) è il simbolo di un’affascinante e profonda interpretazione della natura sul piano più fisico che metafisico: una legge ineludibile fa si che le cose accadono per il continuo mutare degli opposti, chiamati come detto jin e jang. Questi opposti, poli o campi per meglio dire, sono presentiin tutte le cose, e al tempo stesso sono compenetrati uno dentro l’altro. Il puntino nero nella zona bianca e di converso il puntino bianco nella zona nera mostrano magistralmente che quando una cosa è o sembra totalmente jin inevitabilmente fa capolino l’elemento jang che gradualmente prenderà il sopravvento, e così via in un’eterna alternanza, nel ciclo immutabile delle cose. Lo yang si identifica con il cielo, il maschile, il giorno, il sole, esso è l’agire. Al contrario, lo jin è la terra, l’aria, il femminile,la notte, la Luna, esso è il riposo. E così per tutte le cose che hanno una polarità, o meglio sono di un tipo piuttosto che di un altro.  

Quando una cosa divenuta sempre più jang, giungerà al suo apice inizierà inevitabilmente la fase jin, come il giorno cede il passo alla notte la quale a sua volta svanirà al sorgere del nuovo giorno e così via all’infinito.  Da un punto di vista fisico si manifestano chiaramente le loro caratteristiche opposte, che fanno meglio comprendere i fenomeni nel loro mutamento: lo jin rappresenta la tendenza al contrarsi, al diminuire, mentre lo jang rappresenta la tendenza all’espandersi, al crescere.  Da questa unione magmatica continua di Jin e Jang si origina la vita intorno a noi, metaforicamente denominata i diecimila esseri. Anche nella forza vi è un lato jin e uno jang. Il lato jang è un movimento attivo della forza, che si muove o si applica su o verso qualcosa; il lato jin della forza è invece è un movimento attrattivo, attira verso di sé, senza muoversi: mentre lo jang è riconducibile al pieno, lo jin rappresenta il vuoto, e il potere quasi “magnetico” di attirare verso di sé; questo ha molto a che vedere con il desiderio proveniente da fonti esterne, che ci spinge e ci cattura come la pubblicità insegna quando promuove seducentemente i suoi prodotti.

Se vogliamo vedere all’opera l’evidente dualismo jin e jang pensiamo alla concezione elaborata e intrigante dei giardini cinesi. dove l’acqua è per natura jin, tenera e cedevole, mentre le rocce sono jang, forti e maestose. Qui, metaforicamente, acqua e rocce rappresentano le arterie e lo scheletro del mondo.

Il Taijitu come simbolo (Simbolo Taoismo)

Il pregio forse più esaltante di questo straordinario simbolo è che riesce a trasmettere un senso di compiutezza, di totalità, e di interazione dei due opposti che animano il mondo in mondo così efficace da lasciare senza parole. È l’esistenza di questi due campi opposti che origina il tutto, e motiva il dispiegarsi delle cose che mutano per loro natura, pur rientrando in un’unica grande Unità. Non a caso le due parti contrapposte sono contenute dentro un cerchio. La dinamica del segno lascia intravedere il continuo susseguirsi di vuoto e pieno, ovvero l’incedere stesso della vita, esteriore e interiore, che non esisterebbe senza questo susseguirsi continuo di opposti. La sua genialità è data dall’essere un segno apparentemente semplice ma capace di esprimere l’unione tra l’uomo e il Cosmo con un senso di equilibrio magistrale; pochi simboli a dire il vero riescono a trasmettere concetti così profondi in modo talmente immediato. Un simbolo affascinante quindi, forse quello più emblematico della perfezione secondo il pensiero cinese, autentica rappresentazione plastica dell’armonia, dentro e fuori di noi.

Attualità della legge Jin e Jang (Simbolo Taoismo)

Il XXmo secolo ha visto una sorprendente convergenza di pensiero, tra gli studi della fisica quantistica e il pensiero taoista. Per i fisici del secolo scorso l’Universo è un sistema dinamico e complesso di elementi concepiti come degli eventi permanentemente connessi, e le strutture della realtà sono prodotte solo dalle loro interazioni. Per gli studiosi quantistici la luce e la materia hanno una doppia natura, sia sotto l’aspetto corpuscolare e sia sotto l’aspetto ondulatorio. Sono energia che si muove in costante mutamento: esattamente come sostiene il taoismo come trasformazione spontanea degli esseri e delle cose, all’interno della quale la relazione di interdipendenza e di coerenza reciproca è fondamentale. La pensò così anche Carl Gustav Jung coniando il termine sincronicità (connessione in contemporanea tra due eventi, acausale, cioè che uno non influisce sull’altro), che concepì l’Universo come un Unus Mundus medievale, una potenziale struttura psicofisica unitaria in cui nulla accade per caso.

Si pensi che nel 1929, Niels Bhor, tra i più eminenti fisici della scuola quantistica, in occasione della sua acclamazione all’Accademia di Copenaghen dovette ideare un suo simbolo araldico. E pensò bene di associare al motto latino “contraria sunt complementa” il simbolo del taijitu, che meglio di tutti rispondeva ai suoi studi sulla dinamica fisica della realtà.

Ecco questa era la guida completa sul simbolo Taoismo.